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Giorgio Grassi (gi CRA-Frutticoltura, Roma e Caserta)
Castellotti Tatiana (INEA Calabria)

 

Nel 1909 lItalia produceva, da 650.000 ha di fustaie di castagno, oltre 6 milioni di q annui, di cui ne esportava 240.000. Registr il massimo storico produttivo di 8,3 milioni di q nel 1911.
Inizio di un declino. Le guerre mondiali portarono, in tutta Europa, ripercussioni che avviarono un sostanziale cambiamento dei rapporti tra societ e castanicoltura. Dalle regioni montane la gente inizi ad allontanarsi verso i centri urbani di pianura, le famiglie contadine persero manodopera, il locale autoconsumo dei prodotti diminu progressivamente, la coltivazione si ridusse e numerosi impianti furono abbandonati (pur senza abbandonarne la propriet per motivi affettivi), senza ripristinare le piante o uccise dal mal dellinchiostro o ritirate dallindustria del tannino. Le aziende agricole rimaste ricavavano per autoconsumo frutto e legno, ma reddito integrativo crescente era fornito dai prodotti collaterali, in particolare funghi, miele, artigianato. Nel 1951, la superficie italiana a fustaia era ridotta a circa 500.000 ha, la produzione a 3.300 q, lesportazione si manteneva a 240.000 q annui.
L inverno del patriarca. In Italia gli anni tra linizio del 900 e il 1950 sono stati definiti l autunno del patriarca. Ad essi seguito l inverno del patriarca (anni 1951-1980). Tra il 1956 e il 1970 la montagna e la collina italiane si svuotarono di addetti, il cancro colturale decim gli impianti; cambia anche la dieta alimentare e cala la domanda interna di frutti e di legnami. La superficie a fustaia si stabilizza sui 317.000 ha, la produzione sui 300.000 q. Lesportazione mantiene alta la domanda, per soddisfarla si inizia ad importare da altri Paesi europei. Anche la Calabria molto colpita, ma la sua popolazione cura il castagno malato con attenzioni che lo salvaguardano in gran parte.
Il risveglio del gigante buono (dal 1980 ad oggi) stato innescato dall innalzamento a fine anni 70 delle richieste di mercato (europee e statunitensi, poi anche asiatiche e nazionali, sia di prodotto fresco che di trasformati. Contemporaneamente, leuforia consumistica e industrializzante del periodo postbellico faceva spazio a stili di vita nuovi, che premiavano tra laltro la salubrit di ambiente e di alimentazione (prodotti tipici), si sviluppava la cultura della qualit. Divenne forte la domanda di castagne di qualit e di marroni da parte di Paesi asiatici (Corea del sud e Giappone).
Rivalutazione e valorizzazione del castagno, in Italia. Alla castanicoltura da frutto vennero dedicate attenzioni crescenti, inizialmente rivolte in particolare alle problematiche territoriali ed economiche implicate nella ripresa del settore, successivamente allaggiornamento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche: si intensificarono le descrizioni pomologiche varietali, le sperimentazioni sugli aspetti sanitari (il cancro della corteccia colpiva fortemente) vivaistici e agronomici, le ricerche nel settore agroindustriale, sulla nutrizionistica, le indagini socioeconomiche territoriali.
La riscoperta della attualit della castanicoltura, della sua efficacia nel contenere il fenomeno dellabbandono della montagna, indusse molte Comunit Montane a incentivare programmi di recupero di vecchi impianti ma anche la costituzione di nuovi, a fare corsi di potatura, di imprenditoria, di associazionismo, di richiamo turistico (allestimento di aree attrezzate. Le Regioni favorirono (con diversa efficacia) la integrazione dei programmi zonali e la valorizzazione dei prodotti locali (con marchi IGP, DOP, poi STG). Al nord, nel 1998 nacque la Associazione nazionale Citt del Castagno, dalla collaborazione tra due Comunit Montane.
Il risveglio calabrese. Per la Calabria gli anni dal 1985 al 2000 costituiscono periodo di forte risveglio, stimolato soprattutto dalle richieste dei castanicoltori catanzaresi e supportato dai divulgatori ARSSA. Il Gal Valle del Crocchio di Cropani organizza pi convegni di valenza nazionale (quello sul Mal dellinchiostro del 1999 ha piena validit attuale), lAssessorato Agricoltura coordina ricerche tecnico-scientifiche i cui risultati alimentano gli Atti dei Convegni nazionali sul Castagno del 2001, 2005, 2009. Una proficua collaborazione tra APOR e ARSSA d vita alla Collezione nazionale di germoplasma di castagno, con 78 variet (per frutto e per legno), realt unica in Italia. Si cerca anche di promuovere in Calabria, ma senza esito, consorzi di tutela che puntino ai marchi europei IGP e DOP; si cerca inoltre, ma senza esito, di organizzare i produttori in forme associative che nella commercializzazione dei frutti locali li affranchino dallo strapotere delle esperte industrie avellinesi: paura del rischio e necessit dimpegno frenano tutto.
La ripresa in Europa. I paesi europei di maggior castanicoltura da frutto, fecero registrare nel secolo scorso percorsi evolutivi analoghi a quello italiano (seppur sfalsati negli anni).
Dagli ultimi decenni del 1900 lUnione europea var e finanzi in pi Paesi programmi coordinati, a livello regionale e interregionale, poi nazionale, che diedero importantissimi risultati conoscitivi, divulgativi, applicativi (es. i PIM, molto e ben sfruttati dalla Calabria). Cresceva intanto la coscienza di un nuovo sapere globalizzato, si velocizzavano gli interscambi scientifici e tecnologici internazionali, cos come i mercati, si formarono reti internazionali di sostegno a cooperative e associazioni, di studio, recupero e salvaguardia delle risorse genetiche e ambientali. Ogni Paese castanicolo ha cos fatto registrare ripresa della coltivazione e la rivalutazione delle produzioni su base qualitativa, sempre pi e meglio certificata.
Fino ad oggi. I Fondi strutturali europei favoriscono lassociazionismo internazionale, pertanto il 29 maggio 2009 a Firenze, rappresentanti delle associazioni di Castanicoltori dEuropa hanno fondato Castana, Rete europea del Castagno (European chestnut network), con lobiettivo prioritario di fare lobby per lo sviluppo delle attivit economiche, culturali e turistiche legate allalbero del castagno.
Il Piano di settore castanicolo italiano varato nel novembre 2010 visto come documento modello per altri Paesi castanicoli europei, soprattutto perch mira, tramite la risorsa castagno, a valorizzare un territorio castanicolo nel suo insieme.

 


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