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Giorgio Grassi (gi CRA-Frutticoltura, Roma e Caserta)
Castellotti Tatiana (INEA Calabria)

 

Cosa la multifunzionalit? qualcuno la chiama plurifunzionalit, altri polifunzionalit. E una caratteristica che significa rispondenza a molte funzioni, cio a molte attivit, compiti, facolt.
Multifunzionalit del castagno. Quanto a multifunzionalit, il castagno pianta davvero unica e tradizionalmente preziosa: svolge funzioni produttive (d frutti pregiati per il consumo fresco e per la trasformazione, quotati sui mercati nazionali e esteri; d buoni assortimenti di legname da lavoro e paleria; d miele, tannino, biomasse, materiali per erboristeria, prodotti del sottobosco quali funghi e piccoli frutti), protettive (dal dissesto idrogeologico, dal degrado del suolo e del clima), naturalistiche (mantiene biodiversit animale e vegetale, mantiene carbonio nei manufatti di legno), paesaggistiche, ricreative, didattiche, nutritive ed altro ancora.
Luomo impara a sfruttarla. La multifunzionalit di questalbero ne determin fin dallantichit il suo rapporto con luomo. Fin dal pleistocene era in Italia, poi resti di frutti cotti erano in anfore di terracotta allet del ferro in Liguria e Savoia. Secondo il suo autorevole studioso Mario Adua, il castagno era pronto gi da tempo per accogliere i primi uomini preistorici che impararono presto ad apprezzarne i frutti, che consumavano crudi o cotti e a che conservavano nelle caverne, nonch il suo legname, molto resistente allacqua, con cui costruivano palafitte, canoe e capanne. Storicamente, Senofonte (445-335 a.C.) che accompagn il persiano Ciro il Giovane nella spedizione contro Artaserse II, nella sua Anabasi testimoniava che la gente di Ordu e Giresun (attuale Anatolia occidentale) conservava nei granai molta noce piatta senza fessura, che consumava bollita o abbrustolita nutrendosi cos bene. DallAsia minore la coltura stata diffusa nei Balcani e in Grecia, da qui nellItalia del Sud. Giunto a Roma viene apprezzato moltissimo: nel primo secolo d. C. trattato in molti scritti agricoli.
Sempre di pi e meglio. Una cosa, pi multifunzionale e pi utile, perch te ne porti dietro una sola ma con quella risolvi molti problemi. Cos la gente del passato si portato dietro il castagno ovunque poteva. I Romani antichi lo diffusero in tuttEuropa e non solo. Il castagno infatti richiedeva non troppe attenzioni (bastava seminare e aspettare, ma presto si impar a innestarlo e a potarlo) a fronte dei vantaggi che forniva: cibo energetico conservabile, fuoco, legno per attrezzi, pali e travi resistenti al marciume per farne difese, abitazioni, recinzioni e per le coltivazioni, rapidit di accrescimento legnoso e relativa facilit di gestione dei cedui, ma anche materiali per gli animali (i cavalli mangiano foglie fresche, i frutti di scarto vanno ai suini, con foglie secche si fan lettiere, ecc), oltre all assestamento del terreno, ed altro ancora. Dei molteplici utilizzi poveri, ma non secondari, dei materiali vegetali della pianta, si scritto raramente, ma la tradizione orale ha sempre tramandato che il castagno pianta unica e preziosa, di cui si utilizza tutto, come il maiale. Il castagno infatti era prezioso soprattutto per la gente povera e i montanari. Nel medio evo dava sostentamento a molti monasteri (la monaca tedesca Ildegarda di Bingen ne approfond gli utilizzi in medicina) e furono proprio i monaci (tra i quali divennero poi famosi i benedettini, che avevano il motto ora et labra cio prega e lavora) a studiarlo, selezionare le variet migliori, diffonderle in coltivazione ammaestrando sulle cure da applicare ai frutteti e ai boschi. Nacque cos un rapporto nuovo tra uomo e castagno, che sino allEpoca Moderna port i montanari a fondare i villaggi l dove terreno e clima permettevano che il generoso ed economico albero del pane crescesse bene, producesse il tanto e il buono da poi barattare col grano e altri prodotti della pianura, desse il frutto per i maiali, il legname da unire a quello della quercia per alimentare meglio il focolare e il fuoco dei pastillari, ecc ecc.. In proposito, la Calabria ha storia piena e lunga.
Il castagno, vero e proprio albero della vita, ha cos sfamato per secoli milioni di persone, in particolare poveri e bisognosi nei lunghi inverni montani e durante le ricorrenti carestie contribuendo alla loro sopravvivenza in regioni della Penisola Iberica, della Francia, dellItalia, della Svizzera e dei Balcani; tale fenomeno viene indicato come Internazionale della povert e del castagno. Ha raggiunto per, con i marroni, i suoi frutti pi prelibati, anche i banchetti di re e principi, in tutti i Paesi europei. Nei periodi pi aurei della sua storia, il castagno ha sviluppato una vera e propria Civilt del Castagno ricca di usi, costumi, tradizioni, norme giuridiche, statuti comunali, tecniche agronomiche, controllo dei boschi e del territorio, lavorazione dei prodotti, artigianato, ecc. (Adua 2000). Dal 1500 e 1700 la castanicoltura prospera vigorosamente, larte culinaria e pasticcera studiano approfonditamente lutilizzo dei frutti e derivati.
E emozionante giungere (dopo aver percorso tratti di boschi quasi dimenticati) di fronte ad alcuni alberi monumentali presenti ora in Calabria, vedere a che altezza furono innestati nel 1500, quali frutti di allora ancora produce, e assaggiarli notando che il bosco ancora disegna un sesto dimpianto antico con distanze di piantagione antiche Calabria, bella e antica Calabria castanicola

 


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