Giorgio Grassi (gi CRA-Frutticoltura, Roma e Caserta)
Castellotti Tatiana (INEA Calabria)
Principali obiettivi del Piano. Se consideriamo linsieme del Piano nazionale, tre sono gli obiettivi strategici che spiccano tra altri: difendere il castagno italiano tipico (la specie Castanea sativa, quella ben conosciuta dalla gente di montagna perch qui coltivata per il legno e per il frutto) a fronte della forte concorrenza straniera (asiatica e non solo, che ai mercati italiani invia forti quantitativi di merce a prezzi bassi); valorizzare la qualit dei suoi prodotti (e con ci anche le IGP e le DOP); valorizzare la sua multifunzionalit territoriale (e con ci mantenere i produttori sul territorio). Il discorso della Multifunzionalit del Castagno importante, soprattutto perch offre, soprattutto ai Comuni delle aree interne, tantissimi spunti e idee per attivare commercio, richiamare turismo (soprattutto quello di qualit, che va dove trova non solo cibo e vino a costi di normale mercato, ma anche cultura). Sulla multifunzionalit del castagno dovremo fare un articoletto a parte.
Come precedere? Per migliorare la competitivit della filiera nel lungo periodo necessario innanzitutto difendere gli impianti dal cinipide (e di questo aspetto abbiamo riferito sopra), ma anche selezionare i castagneti utili (tra i tantissimi esistenti), formare gli imprenditori e gli operatori (sono arretrati o assenti), sostenere finanziariamente lassociazionismo (non pi i singoli operatori) e le programmazioni di filiera corta (perch se il produttore riesce a vendere direttamente al consumatore, non si depaupera del valore aggiunto che ora dato agli intermediari). Il Piano ha insistito molto sul dover realizzare filiere corte (per il legno, come per il frutto), perch sono decisive per trattenere e aumentare ricchezza nei centri castanicoli montani, che hanno economia relativamente svantaggiata. Il Piano dice anche che si dovr intervenire al pi presto a correggere la normativa commerciale esistente (nazionale ed europea) che ingiustamente penalizza prodotto e operatori italiani. Sono stati definiti i temi che la ricerca dovr privilegiare coi finanziamenti pubblici, in primis mirando allinnovazione tecnologica trasferibile a chi opera sul territorio.
E importante rendere la politica europea consapevole della importante valenza (territoriale, sociale, economica, ambientale) della Castanea sativa (lo anche per Portogallo, Spagna, Francia e non solo); ma, a partire dai politici italiani, serve in proposito nuova cultura, che tolga a questa coltura il concetto di povero, marginale che si cronicizzato. E molto importante che la castanicoltura sia inserita nei sostegni al reddito della Politica Agricola Comunitaria.
Il Piano ha chiesto alcuni strumenti, necessari per dare al settore forza, vivacit, competitivit (ognuno si interesser delle produzioni sia di frutto che di legno):
1. Un Tavolo nazionale di filiera permanente. Questo stato istituito nel marzo 2011, sta lavorando efficacemente e ad esso dedicheremo una nota. Ma anche Tavoli regionali permanenti, nelle Regioni pi interessate alla castanicoltura: alcune Regioni ne hanno gi di funzionanti (es. la Campania), la Calabria non ancora.
2. Un Osservatorio nazionale per monitorare e diffondere (in web) tutte le variabili (nazionali, internazionali) economiche, politiche, normative ecc.; al momento si sta affrontando un primo passo in proposito, assegnando allINEA un incarico specifico di studi economici; inoltre, una collaborazione tra INEA e Associazione Nazionale Citt del Castagno potrebbe studiare aspetti legati a interventi territoriali e associazionismo.
3. Una Banca dei dati (nazionali e non, attendibili, aggiornati) relativi al settore (legno, frutto) e al suo indotto sarebbe utilissima (a politici, operatori ecc), in web; complesso uniformare i dati, occorrer un censimento specifico globale; ci si sta pensando.
Il MiPAAF intende allestire un suo specifico portale web; lo sta studiando.
Ottimo sarebbe pervenire a un unico marchio CastagnItalia per le produzioni; e ad un Salone Internazionale del Castagno, biennale, per promuovere prodotti, confronti e idee.
Interventi a livello locale. A livello locale, tra le azioni prioritarie del piano (sviluppabili dalle Amministrazioni pubbliche su programmazione almeno triennale) figurano: individuare i castagneti da conservare e da valorizzare, le risorse umane disponibili e/o potenzialmente interessate, e in base a quelle sostenere le attivit di filiera, la formazione professionale, le forme associative, nuove imprese, innovazione tecnologica, predisporre progetti di produzione, trasformazione, commercializzazione, promozione turistica del territorio (realizzando ad esempio musei ed ecomusei, parchi ricreativi, itinerari naturalistici e didattici, sagre e manifestazioni gastronomiche su castagne di qualit e tipicit locali), insomma rafforzare localmente la coltura e la cultura del castagno.
Come finanziare il Piano? Lo Stato pu finanziare gli interventi di interesse nazionale, ma lascia alle Regioni (tanto gelose della loro autonomia di spesa) il finanziare aspetti di specifico interesse territoriale attingendo anche a fondi europei. Di questi ultimi diremo in successivo specifico articolo. Finora stato deliberato un milione di euro: infatti nel 2010 il MiPAAF aveva gi disposto di finanziare con tale cifra le azioni mirate agli obiettivi strategici e prioritari scritti nel Piano, ma la sola lotta al cinipide ha poi chiamato a s lintero finanziamento, che stato reso disponibile con apposito decreto dellagosto 2011. Ad esso anche la Calabria attinger a breve, ma di questo parleremo quando tratteremo del cinipide specificamente.
Conclusioni. Il Piano di settore, in definitiva, si pu quasi paragonare a una grande porta spalancata, una via lastricata, che regola e invita al rilancio della castanicoltura tradizionale italiana. E al recupero e rilancio dei territori castanicoli calabresi, mediante opportuni progetti integrati.