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Giorgio Grassi (gi CRA-Frutticoltura, Roma e Caserta)
Castellotti Tatiana (INEA Calabria)

 

Cos un Piano di settore? E lo studio dei tutto linsieme di aspetti (interessi, attivit) che riguardano uno specifico tema (o produzione) che coinvolge luso del territorio, anche la programmazione e regolamentazione dei modi in cui si potr e dovr intervenire per migliorarlo.
Come nato e cos il Piano di settore Castanicolo? La premessa nel 2002, quando si diede nome e cognome a un parassita del castagno che imperversava in Piemonte, e che si riconobbe essere il Cinipide galligeno del Castagno, temibilissimo. Dal Piemonte si diffuse in molte regioni (nel 2009 fu segnalato anche in provincia di Reggio di Calabria). L emergenza cinipide mosse a inizio 2010 il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) a istituire un tavolo di coordinamento nazionale per affrontare il problema di questo parassita. Con loccasione il MiPAAF, vista la ampia partecipazione ai lavori di tutti gli operatori e dei migliori esperti italiani di castagno, recep una richiesta formalizzatagli dalla Associazione Nazionale Citt della Castagna e impost la formulazione del Piano Nazionale del Settore Castanicolo, importantissimo documento di programmazione che stato preparato rapidamente (meno di 7 mesi), approvato in Conferenza Stato-Regioni e Province Autonome il 18 novembre 2010, ed divenuto operativo da quella data sino al 2013. A questa stesura parteciparono tutte le principali Regioni castanicole, e il Mezzogiorno (che ha grandissima produzione di frutti e di legname) sempre stato presente, con Calabria e Campania.
Qui ne parliamo perch 1) il Piano regolamenta il settore dal 2010 al 2013 (non da sottovalutare nelle sue implicazioni, o interferenze finanziarie), 2) costituisce per gli studiosi e operatori il pi sintetico testo attuale completo, sulla castanicoltura da frutto e legno italiana.
Come strutturato il Piano? Il Piano un testo (un insieme di documenti) nello stesso tempo conoscitivo (perch illustra la situazione attuale dellintero settore che ampio e complesso, fornendo dati, aspetti territoriali, pro e contro) e strategico (perch elaborato da un insieme di ben 4 Gruppi di lavoro e 6 sottogruppi, da 350 rappresentanti esperti delle filiere frutto/legno, e inoltre discusso e concordato tra MiPAAF, Regioni, Province autonome, Amministrazioni locali, Unioni di categoria, operatori economici, scienziati ecc.). Un Piano di Settore vincola tutti gli operatori pubblici (dunque anche ogni Comune, Comunit montana ecc), in merito a: politica castanicola nazionale e suoi obiettivi italiani in Europa; sostegno alle priorit di interventi territoriali, economici, scientifici, tecnici; strumenti economici per attuarli. Un Piano del settore castanicolo non fu mai fatto. Questo Piano coordinato dal MiPAAF (ufficio Dipartimento Politiche Competitive del Mondo Rurale e della Qualit, Direz. Gen. Sviluppo Agroalimentare e Qualit, Sez. Alim. e Qualit n. VI). Lintero documento consultabile in internet, www.politicheagricole.it/SettoriAgroalimentari/Castanicolo ed scaricabile anche in www.cittadelcastagno.it/Piano del settore Castanicolo 2010-2013.

Il testo del documento complesso. Per facilitare chi va a cercar notizie, spiego che diviso in 4 parti:
1. Documento di sintesi: in circa 40 pagine evidenzia gli aspetti fondamentali del tutto; per i politici.
2. Riferimenti tecnici per attuare la lotta biologica al cinipide, con lantagonista Torymus: 15 pagine tecnico-scientifiche specifiche insegnano come operare contro il parassita.
3. Elaborato dei Gruppi di lavoro: in circa 210 pagine si approfondiscono le tante problematiche e si indicano le soluzioni. Sono distinti 4 grossi capitoli: 3.1. Politiche di settore. Produzione, trasformazione, commercializzazione. Problematiche comunitarie. 3.2. Multifunzionalit del castagno. Valorizzazione del castagno. Marketing territoriale. 3.3 Tecniche di produzione. Ricerca. Qui sono trattate, per la castanicoltura da frutto, le tecniche colturali, le scelte varietali, le avversit e la difesa dai parassiti, la conservazione e le lavorazioni delle castagne postraccolta, ma anche le Fonti rinnovabili e le Biomasse ottenibili dai boschi legnosi. 3.4. La produzione legnosa: tratta ogni aspetto della castanicoltura da legno.
4. Elaborato delle Regioni sulla loro castanicoltura territoriale: la Calabria apre questa parte, con 14 pagine (su un centinaio totali) che descrivono la castanicoltura nei suoi vari aspetti: estensioni, quantit e qualit, aziende, tipi di gestione, commercializzazione nazionale ed estera, formazione dei prezzi, importanza paesaggistica e tutela idrogeologica, politica regionale per la castanicoltura da frutto (bisogni della filiera, strategia degli interventi), ricerca e divulgazione, richiami di bibliografia pi recente.

 


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